La transizione

Oggi viviamo in un periodo che ho chiamato TRANSIZIONE.  E' un periodo che arriva dopo un lunghissimo "primo tempo" che nasce col big bang, 13,8 miliardi di anni fa. Dura una ottantina d'anni dal 2022 sino al 2100. 

Lo so, sì, sono tutte ipotesi nate nella mia mente: confermo. Ho poi pensato che potevo scrivere un libro e l'ho fatto: è stato pubblicato su Amazon qualche giorno fa.

Che cos'è questo libro? che cosa dice? a chi lo vorrebbe dire? è sufficiente un libro o serve un PROGETTO? Sono le tante domande che hanno frullato nella mia mente per alcuni mesi. Ora sono pronto a raccontare in breve le risposte!

IL LIBRO

Il libro è un viaggio, in cui si esplorano i prossimi anni sino al 2100. Il libro ci aiuta a preparare lo zaino, a riflettere sulle esperienze di viaggio e a "fare", cioè agire durante il viaggio su quanto il mondo ci proporrà.

Il libro è un manuale, perchè ci sono 8 esercizi per fare esperienza su di sè e sui compagni di viaggio.

Il libro ci propone dei contenuti, articolati intorno a sette sfide. La SFIDA è una parola piuttosto ricca di contenuti: essa infatti ci presenta il problema e le diverse possibili soluzioni. La sfida più intrigante è "l'umano ibrido" che ci pone domande piuttosto complesse sul possibile futuro.

Il libro si fonda sul presente, sulle conoscenze note oggi e spesso non note al lettore che non può conoscere "tutto".

Può il libro dare tutte le risposte? NO, perchè le parole non possono sostituire la "vita" come diceva Borges e come Magritte raccontava con la sua pittura ("c'est ne pas un pipe" è il quadro che presenta una pipa e dice che … non è una pipa).

Serve un progetto, così abbiamo pensato con un gruppo di amici.

IL PROGETTO

Sì, serve un progetto per generare una esperienza. Il libro è un facilitatore, ma non è il solo ad aiutare il viaggiatore. 

Chi sono i viaggiatori, destinatari dl progetto? Sono i giovani che si possono descrivere attraverso le classi di età: la generazione alpha (nati dal 2005 in poi), la Z (dal 1995), i Millennials (dal 1982).

Chi sono i progettisti? Siamo in 5+1 persone intorno ad un tavolo, per ora digitale.  Ecco i loro nomi: Silvia Mirandola, Aldo Romano Innocenti, Piero Sammartino, Alberto Cappato, Stefano Termanini, Renzo Provedel.

Otto Scharmer dice che 5 persone possono cambiare il mondo, quindi siamo il numero sufficiente! Varcheremo le "colonne d'Ercole" per cercare e trovare buoni contenuti e buone esperienze da proporre. A presto!

 

 

C’è speranza: viaggio di BRIT nel Sud Italia

BRIT Tour 2021 nel Sud Italia.

Questo Tour è durato dal 6 di agosto al 22 di agosto. E' stato un viaggio esplorativo di lavoro di BRIT nel Sud Italia con lo scopo di incontrare alcune comunità e alcune persone che hanno ideato, guidato e realizzato un cambiamento sociale ed economico rilevante per la comunità locale, cambiando il paradigma corrente verso un nuovo modello molto più produttivo, di sviluppo sociale ed economico. Abbiamo, Federica Benatti ed io, visitato alcune regioni del SUD dove intuivamo azioni innovative ad alto impatto: Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e le città di Siponto, Biccari, Vaccarizzo di Montalto Uffugo, Grottole, San Floro, Favara, Sciacca. Con "visita" intendo una esplorazione dettagliata di alcune iniziative di "rottura" col passato, che avessero portato cambiamenti significativi e osservabili sul territorio locale.

Potete vedere oltre una trentina di videoclip di intervista agli attori principali di tali iniziative; di solito persone che vivono localmente il terzo settore e che hanno avuto la capacità di " immaginare" un possibile migliore futuro e di "realizzarlo".

Trovate tutto questo materiale a questo indirizzo (la piattaforma digitale di BRIT): https://www.mundobrit.com

Siamo arrivati, ad oggi, alla pubblicazione della sesta puntata (Favara) e manca solo Sciacca, ultima nostra tappa.

Quale risultati? E' ancora un po' presto per tirare le fila del lavoro svolto che è stato tanto, perchè oltre alle interviste mirate ai personaggi che hanno creato il cambiamento strutturale nei territori, abbiamo osservato il contesto, dialogato con diversi attori locali, sperimentato attività e fatto esperienze che ancora vogliamo metabolizzare.

Posso però esprimere le prime sintesi che mi sento di condividere e voglio essere sintetico, esprimendole in tre punti:

1. C'E' SPERANZA PER L'OGGI E PER IL PROSSIMO FUTURO, perchè le trasformazioni sociali ed economiche attuate sono diventate ovunque un bene che la comunità locale ha apprezzato, condiviso e partecipato, altrimenti avremmo avuto difficoltà a riconoscerle;

2. IL TEMPO speso per ideare e poi concretizzare è stato di … ANNI, dobbiamo e vogliamo esprimerlo chiaramente; pur essendo state realizzate le iniziative soprattutto da "privati", con contributi economici e finanziari privati ed altri ottenuti dalla vittoria di bandi nazionali ed europei, gli investimenti hanno prodotto impatti significativi sul territorio locale;

3. LE INIZIATIVE SONO STATE REALIZZATE DA "GIOVANI". Questo è un punto chiave per il futuro perchè ci dice che dobbiamo investire sulla ISTRUZIONE dei giovani e, vista la durata necessaria per realizzare e "irrobustire" la strategia, ciò significa che pur partendo oggi dobbiamo pensare alla educazione dei giovani come la risorsa chiave sul lungo termine. La sfida riguarda il lungo termine, non ci sono soluzioni miracolistiche di breve termine se non la capacità di concentrare i primi investimenti sui "giovani", includendovi i giovanissimi, cioè le nuove generazioni 5-6 anni >>>19-25 anni e le donne, che si sono rivelate, a mio avviso, la risorsa più impegnata e più protagonista.

Mappiamo l’OPEN INNOVATION: radar a 10 variabili, così faccio il check-up

Foto di opera d'arte a "setup" Bologna 2018

L'esperienza con le aziende e con la committenza pubblica mi ha condotto a "mappare" l'OPEN INNOVATION con la tecnica del radar in 10 variabili. Ogni variabile è una caratteristica di OI che deve essere considerata perchè crea valore e permette all'utente, all'impresa ad esempio, di includerla come "leva" per cambiare il "gioco" aziendale dell'innovazione. Vediamole dunque, in questa rapida carrellata, una per una, attraverso una domanda, la cui risposta dirà il posizionamento del rispondente e/o dell'azienda, OGGI. Usiamo una scala che va da 1 a 3. Lo stesso esercizio si può fare per il futuro, creando così una mappa "desiderata" per l'anno 20xx.

1. COLLABORAZIONE

Qual è lo stato dell'arte del "networking " con i principali attori dell'eco-sistema dell'innovazione? 1= non ho relazioni, se non quelli con la mia rete "captive"; 3=accordi "win-win" con gli stakeholder chiave; 

2. GEOGRAFIA

Dove cerchi nuovi partner e solutori per innovare? 1=localmente; 3=nel mondo

3. NON CONFIDENZIALITA'

Quanto vuoi proteggere la confidenzialità dell'azienda e del progetto d'innovazione? 1=trasparenza zero, 3=trasparenza totale

4. TRASVERSALITA' (CROSSING)

Qual è la tua convinzione sulla trasversalità settoriale e geografica delle competenze  e del know how esterno? 1=non c'è trasversalità; 3=tutti possono contribuire (crowd-sourcing)

5. APERTURA ORGANIZZATIVA

Quanto ascolti da clienti e stakehoder dell'eco-sistema per innovare? 1=nulla; 3=coinvolgo clienti e stakeholder nella innovazione;

6. INNOVAZIONE INCREMENTALE O RADICALE

Pratichi innovazione incrementale o radicale? 1=solo incrementale; 3=solo radicale;

7.ANALISI DELLE ESIGENZE

Qual è la tua priorità? l'analisi delle esigenze dei Clienti potenziali e attuali o la tua offerta ai Clienti? 1=priorità all'offerta; 3= priorità alle "PERSONAs"; 

8. VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Decidi gli investimenti per l'innovazione con grande prudenza o grande coraggio? 1=minimizzo il rischio; 3=valuto il rischio, lo accolgo e lo gestisco;

9. SOLUZIONI DI BT O DI LT

Acquisti know how solo se disponibile a scaffale o fai progetti di LT con il partner innovatore? 1=scaffale; 3=progetti di R&S con il partner

10. PARTNER OI

Applichi OI da solo o acquisti guida e supporto all'esterno da aziende/persone che operano nel mercato OI?

1= tutto da solo; 3= utilizzo i broker di OI

Ti mostro qui di seguito due grafici che ho costruito dopo aver rilevato la situazione in Italia, su committenza della Regione Lombardia, che ha in seguito generato e attuato una "policy per l'open innovation". 

Le PMI 

Il radar ci restituisce una fotografia con due punti di forza delle PMI italiane: cercano il know how dappertutto, in tutti i settori; sono orientate sia all'innovazione incrementale sia a quella "radicale". Sulle altre variabili si notano gradi debolezze se non mancanza di sensibilità, come nel caso del ricorso a guide e aiuti esterni, come dai broker di OI. Le PMI preferiscono comperare know how …a scaffale, già bello e pronto.

Le grandi multinazionali operanti in Italia

Il profilo mostra un buon equilibrio generale ed una certa debolezza sulla capacità di rischio che è medio bassa. 

Le PA italiane (Regioni)

Le Regioni richiedono, attraverso i bandi, quasi sempre innovazioni radicali. Il profilo è piuttosto basso specie per l'ascolto e il coinvolgimento dei Clienti. La ricerca si rivolge quasi sempre alle soluzioni a scaffale; poco spazio a investimenti di LT.

Il RADAR ti permette un check up veloce del tuo stato dell'arte dei processi d'innovazione. Non farti prendere però dal "faccio tutto io" ! L'esperienza di altri attori, esterni, ti toglie dall'isolamento !

 

 

Open Innovation: parliamo di clienti

OPEN INNOVATION: oggi è una delle parole più gettonate dai manager aziendali, dai consulenti, da chi racconta il futuro dietro l'angolo. E il racconto contiene sempre la storia di una startup che sembra materializzare l'open innovation. Stiamo andando nella direzione giusta PARLANDO SEMPRE E SOLO DI STARTUP? Questo articolo è rivolto agli attori della filiera industriale e dei servizi ed anche ai "consumatori", sempre più citati come potenziali "attori" del cambiamento. 

In questo articolo intendo inaugurare una "nuova stagione": voglio dare cioè una risposta fuori dal coro. Come? Inizio con qualche domanda per poi darti uno schema con cui puoi analizzare i tuoi casi, quelli più vicini alle tue esigenze quotidiane e con cui passare all'AZIONE.

Inizio con una domanda di "reset": vogliamo lavorare con e per il CLIENTE ? SI?. Vogliamo capire se e come OPEN INNOVATION ci serve per individuare meglio il cliente, per dialogare sulle sue esigenze e desideri, per dargli prodotti e servizi che lo ingaggino e gli facciano fare una esperienza davvero nuova, indimenticabile che potrebbe trasformare la sua vita? SI, ancora sì.

Inizio il ragionamento presentandoti un "circuito virtuoso" in cinque fasi che ti aprirà la finestra sul futuro e che ti permetterà di guardare all'OPEN INNOVATION dalla prospettiva nuova di strumento INDISPENSABILE nel tuo piano d'azione dei prossimi 6 mesi. Sì ho scritto 6 mesi e non orizzonti triennali o ancora più lontani.

Questo circuito virtuoso è uno schema che ha, da parte mia, un "background" di almeno 10 anni, perchè è da almeno 10 anni che opero nel mercato OI (open innovation) nel quale  ho contribuito alla diffusione e applicazione dei suoi principi e dei suoi  strumenti; e da almeno 15 anni produco innovazione e strategie per aziende grandi e medie. Lo schema ha padri illustri. Angus Jenkinson pubblica nel 1994 "Beyond Segmentation"e suggerisce la creazione di "caratteri" per rappresentare i diversi profili di Cliente per aiutare il Marketing ad "empatizzare" i dati: nascono le PERSONAs. Steve Jobs all'Università di Stanford, anno 2005, conclude la sua narrazione con "Stay hungry, stay foolish", che rimarrà come un'icona nella sua storia personale. Nel 1776 Adam Smith col suo libro "La ricchezza delle nazioni" fa nascere il capitalismo e Paul Mason scrive nel 2015 il suo "post capitalismo". L'innovazione "responsabile" viene promossa e diffusa dalla Unione Europea per la prima volta nel 2009 in un progetto di nanotecnologie e scienze della vita. 

Ho dato un nome allo schema virtuoso, d'ora in avanti lo citerò come "FUTURO CHE EMERGE". E' il primo passo di una prospettiva di un cambiamento radicale: passare dalla relazione che abbiamo con i  prodotti-servizi, tipicamente da "utenti "di un servizio; a una vista di "percorsi di vita" nei quali interagiamo con prodotti- servizi che diventano "responsabili".

Ci facciamo accompagnare, in questo breve "viaggio" nel futuro, da un prodotto di largo uso e cioè dal frigorifero, con lo scopo di trasformare il ragionamento in una applicazione nel mondo "reale" a cui siamo abituati da qualche …millennio. Il frigorifero ha oggi una funzione percepita molto chiara: conserva il cibo più a lungo di qualsiasi altro macchinario; ma se diventasse, nel futuro, un prodotto "responsabile" come interagirebbe con noi? quale "percorso di vita" ci renderebbe meno solitario o ci cambierebbe radicalmente?

Per capirlo devo raccontare lo schema "FUTURO CHE EMERGE", che ha quattro componenti che interagiscono:

la PERSONA, o, detto meglio, il nuovo profilo del CLIENTE, descritto attraverso i suoi comportamenti, che ci permette di capire le sue esigenze ed i suoi desideri. Questa è la novità che il Marketing ha avviato da qualche anno e che chiama "PERSONAs"; non più "segmentazione del mercato" per reddito, censo, localizzazione, età ma per tipologia di comportamento, incluso le sue convinzioni, la sua emozionalità, le sue relazioni. C' è anche la sua relazione col mondo digitale. Ora al cliente possiamo anche associare una immagine! Chi compra il frigorifero? Inventiamoci un profilo: è un maschio di 30-40 anni, che vuole un elettrodomestico a basso consumo energetico, che conservi più a lungo le verdure rispetto alle date di scadenza; lo vuole silenzioso, grande anche più del necessario perchè la famiglia crescerà; è sensibile  a qualche nuovo servizio come il dispenser dell'acqua, "così si risparmia", e allo schermo digitale di controllo che fa assomigliare il frigorifero al suo tablet.

la NARRAZIONE del prodotto-servizio che la persona acquista. C'è una spinta enorme oggi per creare racconti che parlino della contemporaneità e non si affidino ai soliti stereotipi. Se ricordiamo la pubblicità televisiva del "biscotto" ora ci viene raccontato come viene fabbricato, con quali ingredienti, mostrandoci l'aia e le galline e non più attraverso le scatole di latta che li contenevano e le improbabili belle ragazze che li vendevano. La narrazione crea un legame di contestualizzazione tra l'acquirente e il prodotto con lo scopo di toccare qualche corda sensibile del Cliente.

IL NUOVO MODELLO DI SVILUPPO… forse possiamo cominciare a parlare di neo o post capitalismo per indicare che il modello attuale del consumo crescente potrebbe essere al traguardo! la novità è che stiamo integrando e connettendo i diversi attori della catena logistica e che nuovi operatori imprenditoriali, spesso inattesi, stanno comparendo per giocare da protagonisti e soppiantare aziende con una importante storia alle spalle. Nel caso del frigorifero qualche azienda produttrice ci potrebbe proporre (e lo faranno a breve) un frigo che registra gli oggetti in ingresso ed uscita e che sia in grado di trasmettere un ordine al fornitore GDO con cui tu, proprietario del frigo, hai fatto un qualche accordo di consegna porta a porta.

LA SOSTENIBILITA', la tripletta di esigenze ambientali, sociali ed economiche che oramai si trova in cima alle agende dei Paesi, della Unione Euopea, dell'ONU per "salvare il Pianeta", in realtà per salvare gli abitanti del pianeta! Qui nasce la parola "prodotto responsabile", cioè prodotto che può dimostrare la sua conformità agli standard di sostenibilità ambientale, sociale ed economica: riduce i consumi energetici e non crea gas serra, è stato costruito da manodopera in regola con le leggi sul lavoro e può dimostrare che ti fa risparmiare il 50% della bolletta elettrica.

– L’OFFERTA di PRODOTTI RESPONSABILI. Il sistema produttivo crea una quantità enorme di prodotti materiali ed immateriali che hanno due effetti sulla tripletta – ambientale, sociale, economiac: il primo effetto è il peggioramento di indicatori di “qualità della vita” come il clima o la purezza delle acque dolci; il secondo effetto è l’aumento di danni alla persona, peggiorandone la salute e quindi qualità della vita e invecchiamento. Abbiamo assoluto bisogno di prodotti che siano “circolari”, ossia riciclabili, ri-usabili. E che siano ad impatto zero su ambiente e società; non possiamo tollerare la distruzione della bio-diversità marina a causa delle plastiche disperse nei mari. EU e scienziati hanno coniato per i prodotti un termine piuttosto interessante, quello di PRODOTTI RESPONSABILI, cioè capaci di dare una RISPOSTA adatta alla conservazione delle specie, al rispetto del lavoro, alla crescita dell’Economia senza effetti deleteri su ambiente e società. Se esaminiamo i prodotti-servizi attuali ci rendiamo conto subito che essi NON sono responsabili perchè non sono stati progettati per dare risposte alla conservazione della natura e alla qualità della vita: sono troppo pesanti, utilizzano materiali che possono essere nocivi alla salute umana, non sono facilmente riparabili, sono destinati ad un ciclo di vita breve, hanno tempi di bio-degrabilità di millenni. La mia ispirazione è questa: tutti i prodotti possono diventare responsabili, ma si devono RI-PROGETTARE, ri-RACCONTARE.

Nel circuito "FUTURO CHE EMERGE" è accaduto qualcosa che può cambiare radicalmente il tuo rapporto col frigorifero. L'oggetto frigo ora può far parte di un nuovo circuito per te vitale, quello del cibo che entra in alcuni percorsi individuali di grande valore; ne cito alcuni:

dieta, controllo che tu abbia disponibile il mix giusto per gestire il corretto apporto calorico, di carboidrati, proteine e grassi; 

qualità del cibo, perchè le date di produzioe, scadenza, le origini dei prodotti e lo stato di conservazione possono essere tenuti sotto controllo; 

l'approvvigionamento tempestivo tale da garantire la disponibilità ma anche di ridurre/azzerare lo scarto.

Tutto quello che ho scritto è fattibile perchè le tecnologie ci sono. Può avvenire grazie alle sole tecnologie o serve qualcos'altro? Ecco che ora lo schema FUTURO CHE EMERGE esprime la sua forza: solo se i quattro fattori diventano attivi ed interagiscono il processo diventa quello che ho espresso. Verifichiamo insieme:

– parto dalla NARRAZIONE: qualcuno, come il produttore o la GDO o qualche altro attore della filiera, ti racconta che il frigorifero diventa il tuo magazzino "intelligente" in grado di guidare e controllare, sotto la tua supervisione, la tua corretta alimentazione, magari a tal punto da mitigare i farmaci o da contribuire alla stabilizzazione di indicatori di qualche sindrome (diabete II, ipertensione?); 

– poi c'è la relazione tra il nuovo "attore" della catena logistica che riceve i dati e ri-approvvigiona il tuo frigorifero-magazzino intelligente; ciò è possibile solo in un sistema post-capitalista dove le catene logistiche diventano assi portanti dello sviluppo e consentono l'uso flessibile del lavoro e una certa "invasione " della privacy, pur sempre sotto il tuo controllo; in questo nuovo scenario anche la "governance" della PA è importante perchè garantisce il rispetto di alcune regole del gioco, assicurando gli standard medici e il tracking della catena alimentare con appositi marker e regole; 

– ed infine qual è la relazione tra la PERSONA, tu nella fattispecie, e la sostenibilità del processo logistico che integra il fornitore GDO del cibo e casa tua, perchè di fatto è la GDO che ti rifornisce sino alla porta di casa o sino a quella del frigorifero! hai una mentalità "aperta" che ti faccia vedere i vantaggi e ti faccia mitigare l'intrusione nella tua sfera privata? Qual è la tua percezione di ruolo sulla sostenibilità?

Possiamo trarre qualche conclusione da questa "simulazione" fatta insieme ad un compagno di viaggio "intelligente" ma per ora ancora "macchina" e cioè il frigorifero?

Le mie conclusioni sono:

  1. le imprese hanno una sfida che possono raccogliere già oggi: trasformare i prodotti attuali, NON sostenibili, in prodotti "responsabili" che soddisfino i criteri di sostenibilità creando VALORE per i Clienti e non semplicemente inseguendo qualche criterio di sostenibilità; il VALORE nasce da una comprensione ed accoglienza di esigenze e desideri  del Cliente  in grado di creare una significativa e desiderabile "esperienza di VITA" ad alto valore aggiunto; è un cambiamento radicale: dal prodotto-servizio al processo di vita del Cliente-Persona di cui abbiamo scritto; dal servizio fatto in casa alla partnership in filiera; dallo stereotipo sul prodotto al RACCONTO che dia luce e prospettiva al nuovo valore per il Cliente-Persona;
  2. i Clienti hanno profili diversi e quindi entreranno nel "radar" delle imprese solo se adotteranno una apertura mentale che faccia loro percepire ed accogliere la nuova esperienza che l'offerta gli sta proponendo; l'offerta è perciò selettiva, non è rivolta indistintamente a tutti ma ai clienti-PERSONAs che l'azienda ha identificato;
  3. entrambi i soggetti possono beneficiare del paradigma di OPEN INNOVATION perchè OI offre:     
  • strumenti per capire e analizzare le esigenze/desideri del mercato, anche nei processi di VITA; 
  • gamma di soluzioni ampia, internazionale, in diversi contesti culturali e geografici; 
  • trasversalità tale da far partecipare attori inusuali; 
  • costi contenuti di sviluppo perchè si mettono a fattor comune sperimentazioni e successi/insuccessi. 

Nei prossimi blog approfondirò il paradigma OPEN INNOVATION con una "mappa" che ne riveli il "territorio" e con storie di casi.

Ogni problema ha una soluzione.

Potete guardare questo videoclip, girato al TEDx di Montebelluna, nel quale racconto alcune esperienze che mi hanno cambiato la vita!  

Racconto di due esperienze di ASCOLTO e del mio incontro con l'INNOVAZIONE APERTA.

Vedrete anche una brevissima sessione di "mindulfness" usando i palloncini.

VEICOLI A GUIDA AUTONOMA. LA GERMANIA LEGIFERA.

La Germania si occupa e si preoccupa, con anticipo sui tempi di immissione sul mercato, di questo nuovo prodotto-servizio, cioè dell'AUTO A GUIDA AUTONOMA (driverless car). 

E' interessante estrarre la sintesi, cioè i principi a cui si devono ispirare le leggi che regoleranno questa mobilità, che a tendere, sarà "LA" mobilità consentita su strade aperte al pubblico. Quando? La domanda sui tempi è complessa perchè su questa innovazione radicale incombono molti interessi economici. E poi ci sono le INFRASTRUTTURE che fanno parte del "gioco" e che sono rilevanti per definire le  sperimentazioni e le date di avvio generalizzato.

Dieci anni or sono, avevo fatto le mie previsioni, per un progetto europeo sulla "infomobilità, così se ne parlava allora. La mia previsione era che per il 2030 si potessero vedere applicazioni reali di vasta dimensione territoriale. Le tecnologie c'erano quasi tutte, forse solo le comunicazioni 5G erano assenti.

Quali sono dunque i criteri per legiferare? Ecco quelli tedeschi che sono stati presentati dal Governo tedesco e ratificati dal Parlamento:

  • la guida autonoma sarà un "imperativo etico" se i sistemi automatici ridurranno gli incidenti rispetto alla guida umana;
  • la sicurezza delle persone deve essere prioritaria rispetto ai danni ad animali e beni materiali;
  • nel caso di incidenti inevitabili non si potranno applicare discriminazioni basate su età, genere, razza, attributi fisici e ogni altro fattore distintivo; 
  • in ogni situazione di guida, la responsabilità, sia essa attribuibile ad una persona o a un computer, deve essere chiaramente espressa e regolata;  
  • per la determinazione della responsabilità ("liability") deve esserci una "scatola nera", che registri e documenti ciò che è successo; 
  • sono i guidatori a detenere la responsabilità di ciò che avviene, qualunque sia la proprietà del veicolo; 
  • i veicoli possono agire autonomamente in situazioni di emergenza, ma gli umani devono poter riprendere il controllo nelle situazioni moralmente più ambigue. 

"Federal transport minister, Alexander Dobrindt, presented a report to Germany’s cabinet seeking to establish guidelines for the future programming of ethical standards into automated driving software. The cabinet ratified the guidelines, making Germany the first government in the world to put such measures in place." (fonte 8 maggio 2018, Andy King, leggi qui)

Leggi anche Sole 24 ore.

 

 

MIT facilita la creazione del futuro: U Lab “leading from the emerging future”

MIT, IL MASSACHUSSET INSTITUTE OF TECHNOLOGY, di Boston ha lanciato nel 2015 un programma per formare milioni di persone che vogliano raggiungere il proprio profondo e nascosto "sè", trovarvi il proprio futuro e realizzarlo! Sintetizzare un inaspettato e grandioso programma di potenziamento individuale per migliorare la società e darci una speranza di sopravvivenza e sviluppo è impresa "impossibile" ! ci proverò lo stesso perchè questo percorso può cambaire la vostra vita. Sto frequentando questo corso ormai da quattro settimane (è iniziato il giorno 8 settembre) e sento già molti benefici che riguardano le mie capacità di ascolto, di empatia e di generazione di idee in ambienti collaborativi, come le sessioni di coaching che sono programmate nel corso. 

Lo schema che ci spiega il percorso ha la forma di U:

Andiamo per ordine e cominciamo con questo videoclip in cui Otto Scharmer, il leader, facilitatore e designer del corso,  ci illustra i perchè e il percorso.

Ora possiamo esaminare il grafico ad U. La parte a sinistra di questo modello ad U ci guida nella trasformazione dell'ascolto e della relazione con gli altri, con lo scopo di farci arrivare al nostro "sè" (self), che è profondo e nascosto in un punto cieco (blind spot).

Qui scopriremo che ci sono almeno due "sè": il primo è quello che usiamo, spesso in modo automatico, e che contiene le nostre convinzioni, i nostri comportamenti automatici, spontanei. Da questo "sè" noi scarichiamo (downloading) la nostra quotidianità, che spesso contiene pre-giudizi ed un ego smisurato. Poi c'è un "Sè" (per distinguerlo ho usato la iniziale maiuscola) che è diverso, che contiene sensazioni, informazioni, immagini che delineano i possibili nostri futuri, è il Sè del futuro, inespresso, che vorrebbe emergere e realizzarsi ma che trova molti ostacoli, soprattutto interni. 

Ecco, il percorso U ci guida verso questo Sè del futuro, come se questi fosse una grandiosa energia imprigionata che aspetta di essere liberata! SE ci arriviamo, e U LAB ci aiuta in questo, allora parte la seconda parte del metodo U, quello d'AZIONE, o meglio dell'ACTION LEARNING, perchè non possiamo subito realizzare tutto quanto il Sè del futuro vorrebbe: dobbiamo imparare. Come? Il metodo U ce lo propone: ci propone di cristallizzare la INTENZIONE, cioè la nostra volontà e di sperimentare attraverso un PROTOTIPO, per passare poi all'azione vera e propria, alla "performance". 

Il percorso è fatto di attività individuali, come la visione di videoclip e la lettura, e di azioni di gruppo, in presenza o miste da remote, come i CIRCOLI di COACHING, dove 6 persone – numero massimo- si incontrano tutte le settimane per 6 settimane con lo scopo di affinare e aumentare le proprie capacità di ascolto e di aiuto, ma con una modalità rispettosa dell'altro.

Fantastica esperienza. 

Digitalizzazione e “sharing economy” sono i motori dell’innovazione radicale

Viviamo in un periodo storico di innovazione "disruptive" che cambia i modelli di business delle aziende. Quali sono le motivazioni profonde di questo fenomeno planetario ? Quali sono i "motori" che alimentano questo cambiamento? Una risposta, cioè una interpretazione, arriva da Torben Rick e questa infografica spiega quali siano i fattori in gioco e cioè:

  • digitalizzazione di prodotti, processi, modelli di business; 
  • sharing economy: cambia lo stile di consumo, soprattutto per i servizi: i casi di UBER ed AIRBNB dicono che sta cambiando rapidamente e profondamente la propensione dei consumatori a favore della condivisione delle risorse, come nel caso dei TRASPORTI e dell'ALLOGGIAMENTO quando si viaggia per turismo o per lavoro.

Infographic: Don’t underestimate the potential of digital disruption

Infographic: Don’t underestimate the potential of digital disruption - Torben Rick

Nell'infografica vengono citati quattro settori economici in profonda e radicale trasformazione:

  1. apparati di elaborazione personale: vince il tablet/smart phone e scompaiono i PC desk top; 
  2. editoria dei libri: dal cartaceo all'e-book; 
  3. diffusione televisiva: dalla tv digitale alla fruizione in rete dei contenuti; 
  4. prestiti: dalle Banche ai prestiti "peer to peer", eliminando l'intermediazione bancaria.

Open Salute: la cura

E' possibile trovare "una cura" in rete ? La storia di Salvatore Iaconesi dice  SI' ! E ' lui stesso a racontarla in TED:

Salvatore ha creato un web, qui, dove racconta la sua storia: la ricerca di un aiuto in rete per la sua grave malattia, un cancro al cervello. Salvatore ha usato la rete ed ha avuto il coraggio di rendere "open data" i dati sensibili della sua malattia, e cioè i referti, le risonanze magnetiche del suo cervello, le sue esigenze anche psicologiche.

Quando diciamo "open data" vogliamo di solito parlare di dati pubblici che la PA raccoglie e che potrebbe rendere disponibili. 

Qui Salvatore rende pubblici i suoi dati privati. 

Ora nel suo web "la cura" spiega, racconta e propone che il suo metodo, diventi una specie di "cura open source" a cui tutti possono accedere.

Ecco la presentazione del libro in questo video clip: 

 

Open Innovation per l’Italia: trovare talenti e innovazione nelle start-up

Open Innovation (O.I.) è nata nell'anno 2000 grazie a Lafley , presidente di Procter&Gamble; ha trovato il suo nome nel 2003, datogli da Henry Chesbrough; si è sviluppata attraverso una decina di Broker, soprattutto USA ed è approdato in Italia più o meno nel 2010 attraverso il Broker NineSigma e le iniziative di BancaIntesa San Paolo che ha lanciato le start-up come driver dell'open innovation.

Ho riassunto, forse anche troppo velocemente, la breve storia di O.I. perchè volevo arrivare al punto, alla domanda: che cosa significa oggi, in Italia, Open Innovation?

La risposta non è facile; ho analizzato una trentina di casi che avevano come promotori i soggetti più disparati: aziende, broker, Regioni, Fondazioni, imprenditori, manager, Università, mecenati, consulenti. Volevo scoprire se ci fosse un leit-motiv, un filo conduttore, una direzione. 

Il quadro che emerge è davvero variegato e complesso perchè OI sta trasformandosi velocemente e sta includendo diversi approcci e strumenti quali:

  • premi per "contest" sull'innovazione,
  • piattaforme per l'incontro tra domanda ed offerta d'innovazione,
  • scuole per allevare le start-up, denominate "incubatori" ed "acceleratori",
  • incontri con finanziatori tradizionali, quali business angel, venture capitalist; ma anche forme moderne come il crowd-funding; 
  • processi per far incontrare domanda ed offerta, organizzati da broker,
  • laboratori per facilitare la sperimentazione, 
  •  spazi di co-working e di scambio, 
  • inclusione dei vincitori di contest in spazi di ricerca e sviluppo di grandi aziende, 
  • scouting e successiva acquisizione di start-up da parte di grandi aziende.

Una ricerca di Accenture per l'associazione "G20 Young Entrepreneurs Alliance" ha identificato un "journey" di OI che il grafico qui sotto sintetizza:

Una iniziativa d'impresa che si chiama "Digital Magics" sta ora proponendo una "via italiana" all'O.I. che la sua AD, Layla Pavone sintetizza così:

"il 2016 sarà anche l'anno dell'Open Innovation perchè grazie anche alla possibilità d'integrare talenti e innovazione nelle aziende italiane, attraverso il contributo delle startup, credo potremo assistere ad un'accelerata dal punto di vista della produzione di nuovi prodotti e servizi che emergeranno a livello globale e che ci consentiranno di tornare ad essere leader indiscussi".

Guardate qui l'articolo.

Prima di trarre una conclusione è utile analizzare il "viaggio OI" proposto da Accenture:

1a fase (storica, dal 2010) CORPORATE VENTURES, sta declinando d'importanza.

OI significa che le grandi imprese comprano quote (o il 100%) di startup e di PMI con grandi potenziali di business e grande know-how tecnologico; così facendo riducono/bilanciano il rischio d'impresa; le piccole imprese traggono un beneficio essenziale, quello finanziario.

2a fase (attuale) INCUBATORI & ACCELERATORI, in crescita moderata.

OI significa che le grandi imprese o reti d'imprese ed università costruiscono degli incubatori ed acceleratori per formare gli imprenditori delle  startup; gli imprenditori sono consapevoli che devono far crescere le loro competenze manageriali e di business e quindi cercano ambienti di apprendimento favorevoli, anche per allineare le loro priorità con le esigenze reali delle grandi imprese e dei mercati. 

3a fase (attuale) INNOVAZIONE COLLABORATIVA, alto tasso di crescita. 

OI significa che grande impresa e start-up co-creano l'innovazione su scopi comuni. 

Gli imprenditori di startup e PMI sfruttano questa partnership con la grande impresa per trovare le opportunità di mercato, per tutelare e valorizzare i loro brevetti, per fare co-branding. 

4a fase (futuro) ECOSISTEMA DELL'INNOVAZIONE.

OI significa che è solo l'eco-sistema dell'innovazione che abilita le soluzioni per le grandi sfide. Una piattaforma digitale per la collaborazione estesa a tante aziende di varie dimensioni è assolutamente necessaria. 

Gli imprenditori di startup e PMI cercano programmi di collaborazione di lungo termine, condivisione di IP e soluzioni/competenze complementari. 

La mia conclusione è la seguente: accanto a forme sempre più sofisticate ed efficaci offerte dai Broker di OI (vedasi NineSigma, ad esempio: contest, piattaforme per innovatori, ecc.), si stanno aprendo nuove strade soprattutto per le startup, che in Italia sono un carattere distintivo e il cui numero sta crescendo esponenzialmente; le startup verranno sempre più viste dalla grande impresa come una opportunità di "soluzione" per:

  1. bilanciare il RISCHIO d'impresa, ossia investire il proprio capitale di rischio solo nelle tecnologie "core" ed affrontare la DIGITALIZZAZIONE dei propri prodotti e processi con investimenti limitati (acquisto di quote di partecipazione nelle startup) per poi decidere, con calma, se e  quanto investire nelle nuove tecnologie; 
  2. IN-SOURCING di competenze sulle nuove tecnologie, soprattutto digitali, attraverso le startup, quindi con limitati costi ed investimenti; oppure usando broker per accedere a grandi mercati di SOLUTORI; 
  3. COMUNICARE, attraverso il supporto alle startup, un ruolo moderno e aperto verso l'innovazione e la collaborazione tra "grande e piccoli".

Per le startup e le PMI si aprono buone opportunità:

  1. ALLINEARE i propri business plan alle esigenze del mercato e di grandi compratori/partner come le grandi imprese; 
  2. creare VOLUMI di ricavi più certi e su orizzonti di più lungo termine; 
  3. acquisire capitali di rischio di Terzi per garantire sviluppo aziendale.