Google rompe gli indugi e, forte del suo know how, sviluppato in almeno 8 anni, dice pubblicamente che metterà su strada le vetture autonome nel 2018 nella prima città, al mondo, che sarà Phoenix in Arizona.
Questa la notizia. Wow! Notiamo che l'azienda che ha fornito a "Waymo", la società controllata da Alphabet (Google!), le vetture è FCA, ossia Fiat-Chrysler.
Dopo la sorpresa ed una certa incredulità vogliamo dare atto a Google di grande coraggio! Il dibattito internazionale su molto temi, aperti e ancora nemmeno condivisi, è ai primi passi. Cito tre tematiche complesse e sulle quali si concentreranno le legislazioni e le associazioni di consumatori:
A. in caso d'incidente a chi va attribuita la responsabilità: al titolare dell'auto? alla società che ha venduto l'auto automatizzata? al produttore del sistema di guida autonoma? al fabbricante dell'auto a guida autonoma?
B. in caso di incidente come si svolgerà la rilevazione dei fatti? scatola nera dell'auto? video camera a bordo che abbia registrato l'evento? dichiarazione delle persone coinvolte?
C. omologazione e quindi autorizzazione a circolare di una vettura a guida autonoma? con quali criteri, standard e verifiche operazionali ?
E' possibile trovare "una cura" in rete ? La storia di Salvatore Iaconesi dice SI' ! E ' lui stesso a racontarla in TED:
Salvatore ha creato un web, qui, dove racconta la sua storia: la ricerca di un aiuto in rete per la sua grave malattia, un cancro al cervello. Salvatore ha usato la rete ed ha avuto il coraggio di rendere "open data" i dati sensibili della sua malattia, e cioè i referti, le risonanze magnetiche del suo cervello, le sue esigenze anche psicologiche.
Quando diciamo "open data" vogliamo di solito parlare di dati pubblici che la PA raccoglie e che potrebbe rendere disponibili.
Qui Salvatore rende pubblici i suoi dati privati.
Ora nel suo web "la cura" spiega, racconta e propone che il suo metodo, diventi una specie di "cura open source" a cui tutti possono accedere.
Ecco la presentazione del libro in questo video clip:
I fatti precedenti: il 17 dicembre 2012 veniva approvata la legge 221 sull'Agenda digitale italiana: qui trovate il testo.
La notizia: nominato dal Governo Letta, il 15 giugno 2013, Mr. Agenda digitale (Mr. Caio), un super saggio, che risponde al Primo Ministro per garantire attenzione e indirizzi governativi alla digitalizzazione dell'Italia e dare un unico riferimento al responsabile della "Agenda digitaleitaliana", Agostino Ragosa. Qui potete guardare la presentazione di Letta al "decreto del fare", durante la quale NON viene fatto alcun cenno all'Agenda Digitale.
Un po' di diagnosi. Agenda digitale vuol dire fare "infrastrutture+applicazioni+istruzione", utilizzando tecnologie digitali, ma guidate da un progetto Paese/strategia Paese. Inoltre essendo il mondo digitale un abilitatore, non unico ma importante, della innovazione degli altri settori economici e della innovazione sociale, possiamo dire che il progetto Paese/strategia Paese, di cui dicevo prima, riguarda tutti i settori economici e NON SOLO l'ICT. Questa è una delle "trappole". Ad oggi non esiste alcun progetto Paese ed è sintomatico che i "rivoluzionari" e decisivi decreti approvati dal Governo Letta, ieri, siano stati comunicati col titolo "80 misure per ripartire"…non c'è alcun riferimento ad una idea guida, ad un tema centrale, ad un progetto, ad una strategia. Obiettivo? "ripartire", da dove e per andare dove è trascurabile per I nostri politici.
MANCA QUALUNQUE PROGETTO ITALIA/STRATEGIA E DETERMINAZIONE. Ce li daranno Caio e i tre "saggi" subito nominati da Caio stesso?
Il secondo punto che voglio dire riguarda proprio questa nomina e la nomina della nomina….
Nessuna donna, nessuna idea del metodo, nessun coinvolgimento esplicito delle persone, dei cittadini, del mondo digitale. Ossia nel metodo la NEGAZIONE del DNA del mondo digitale, ossia della PARTECIPAZIONE.
Conclusione? I politici, che ancora comandano, affidano ad ALTRI, a singoli NOMI (magari dietro ci sono anche persone competenti ed etiche, ma non lo giurerei) indirizzi ed azioni strategiche che influenzeranno sul breve la ripresa o meno del Paese e sul lungo termine la sopravvivenza del Paese. Che cosa si poteva d'altronde pretendere dalle stesse persone che hanno condotto l'Italia negli ultimi 20 anni all'attuale degrado? L'ultima spiaggia è ancora una volta la cittadinanza, I soggetti sociali organizzati, ossia noi. Abbiamo le competenze per proporre, chissà se abbiamo la forza per imporre azioni utili. Coraggio, il prossimo passo tocca a noi cittadini.
Uno dei punti era intitolato "Open Innovation" (OI). Due erano i messaggi chiave:
1. La relazione che oggi conta, perchè è quella che produce innovazione subito, è tra il "Committente" che ha l'idea e vuole fare l'innovazione, e il "solutore" che ha la tecnologia necessaria allo specifico problema. Questa relazione integra, si aggiunge a quella ben nota tra "Università"/centri di R&S e Imprese, ove l'Università e la R&S sono considerate le uniche depositarie delle soluzioni. E' come percorrere una strada nelle due direzioni ! OI è come andare "dal problema alla soluzione"; la Ricerca/Università è come andare "dalla soluzione al problema."
2. Per trovare le soluzioni è necessario far incontrare la "domanda" (il problema) con "l'offerta" (la soluzione) e ciò oggi è abilitato dalle piattaforme di collaborazione digitali. Queste piattaforme assomigliamo molto a social network, più strutturati di quelli che primeggiano sul mercato, come Facebook. Non è sufficiente una piattaforma digitale, occorre anche una relazione, assistita e facilitata; occorre un "format", cioè una esperienza che crei fiducia, relazione, flusso di comunicazione.
Perchè la politica deve recitare la sua parte in questa rivoluzione copernicana ? Perchè è sul territorio che si creano le maggiori opportunità; e il territorio da cui si parte è la Regione.
Alla Regione spetta la responsabilità di creare le condizioni favorevoli all'innovazione, specie per le PMI; la piattaforma, anzi il "format" collaborativo dovrebbe essere lanciato e sostenuto dalla Regione.
Questa è la prossima sfida per sostenere la trasformazione del manifatturiero italiano, con la finalità della internazionalizzazione e della riconquista della competitività.
Il video che apre questo post spiega bene come e perchè sia nata questa iniziativa: Stati Generali dell'Innovazione con la prima Consulta nazionale sull'innovazione ha facilitato la formazione e la condivisione della Carta d'intenti dell'innovazione.
Il sottotitolo della giornata, ben spesa, al Convegno organizzato da Stati Generali dell’Innovazione(SGI) potrebbe essere: incontro ravvicinato con i candidati alle elezioni.
Roma, 4 febbraio, sala del CNR. SGI presenta la Carta d’intenti dell’Innovazione coinvolgendo i candidati alle prossime elezioni politiche.
Il documento esordisce con una affermazione che va oltre il solito schema innovazione=tecnologia: “l’innovazione è spesso concepita come un ambito circoscritto, strettamente tecnologico. Nulla di più sbagliato. Si tratta del futuro sociale ed economico del nostro Paese. Si tratta della qualità della vita di tutti noi”
Possiamo progettare e realizzare uno sviluppo economico e sociale diverso dall’attuale e quindi sostenibile e orientato a migliorare la qualità della vita perché abbiamo, in Italia, le competenze per innovare. Ci si può chiedere perché non ci siamo già incamminati da anni su questa strada. La risposta è semplice: ci sono tanti ostacoli sulla strada dell’innovazione e quinci occorrono consapevolezze e politiche che riducano e mitighino questi ostacoli.
Le politiche dell’innovazione sono state così espresse:
1. politica della sostenibilità, ossia dell’uso e riuso delle risorse non rinnovabili attraverso nuovi modelli di inverse manufacturing e lo sfruttamento diffuso di energie rinnovabili reso possibile dalle tecnologie ICT
2. politica dell’apertura a modelli collaborativi tra persone, organizzazioni, tra pubblico e privato
3. politica delle smart city, cioè del territorio come attore che promuove e realizza l’innovazione sociale
Nella tavola rotonda di apertura il messaggio più importante, largamente condiviso, ed espresso con proposte e volontà di “fare” da Agostino Ragosa, Agenzia per l'Italia digitale e da Antonella Galdi, Anci, è stato il seguente: “ è necessario costruire un piano strategico dell’innovazione per l’Italia, deve essere fatto con la partecipazione dal basso di tutti gli stakehoder, portatori di competenze e di volontà realizzative, e deve includere le vocazioni e le espressioni dei territori…non solo Smart City, e quindi tante iniziative che usino il capitale locale di conoscenze e capacità “
I candidati alle prossime elezioni, oltre 70, di tutte le provenienze, hanno sottoscritto la carta d’intenti. I presenti all’evento hanno reso evidente la fase di transizione che stiamo vivendo, dalla delega alla partecipazione. Lo hanno reso chiaro nel linguaggio, che da “io” è diventato “noi, insieme” ; lo hanno espresso nell’orientamento che va dal “il partito dice e sostiene” al “ i cittadini chiedono e vogliono”.
Il pubblico è stato coinvolto con la modalità “Open Talk”, organizzata da Carlo Infante, in quattro temi: sviluppo, open, inclusione, creatività. Questi termini sono stati anche gli hash tag di twitter per raccogliere in tempo reale i pensieri del pubblico e per costruire poi i rapporti finali, sempre in tempo reale. L’hash tag “#sginnovazione” è stato il secondo più twittato , in Italia, il 4 di febbraio !
Ne ricordo alcuni che spiegano ed enfatizzano quattro punti cruciali, della proposta di SGI: facciamo la strategia dell’innovazione (punto 1), apriamo i dati pubblici ai cittadini (punto 3:open data& open government), alfabetizziamo la società azione digitale (punto2), includiamo le differenze, a partire da quelle di genere (punto undici):
· nel rapporto istituzioni-cittadini vogliamo trasparenza, trasparenza, trasparenza
· l’innovazione è anche donna !
· più sappiamo più navighiamo
· alfabetizzazione RAI non deve essere slogan
· l’innovazione è lo sviluppo
· i giovani capaci urlano…e il merito !!!! ?????
· strategico includere le donne nello sviluppo per le loro competenze e per lo sguardo femminile
· sviluppo se le PMI si aggregano in rete ed imparano a collaborare
· Open Data: è la rivoluzione perché struttura la trasparenza degli atti pubblici e dei dati pubblici
Carlo Mochi Sismondiscrive su Forum PA, oggi 24 gennaio 2013, una sintesi straordinaria di un possibile futuro per il nostro Paese, fondandolo sulla forza creativa di un atto volontario coraggioso: "uscire dal nostro perimetro" (di azienda, di ricercatore, di pubblica amministrazione…) per coinvolgere gli altri, per farli partecipare, per collaborare. Per me che frequento le buone pratiche dell'open innovation vedo, attraverso le sue parole, la "open collaboration", la rete, il passaggio dal contributo individuale a quello della "folla" (il crowd).
La metafora che ci offre Carlo viene da Giorgio Gaber, dalla sua canzone "C'è solo la strada su cui puoi contare" ***
E' una meravigliosa e potentissima sintesi quella che ci offre Carlo Mochi. Trovate l'articolo su Forum PA in questa pagina.
ll messaggio di Carlo dà speranza, offre una via per cambiare, per ristrutturare le nostre vecchie convinzioni basate sulla forza del singolo individuo e rifondarle sulla "inclusione" degli altri, di tanti singoli…E la differenza è che questi tanti singoli possono collaborare.Mai più soli se vogliamo salvarci.
Il 23 febbraio a Bologna potremo vivere una giornata creativa di condivisione e di proposte con lo scopo di innovare la attuale "democrazia" che è piuttosto sofferente…di una sindrome diffusa in tutto il mondo…..senilità ed inadeguatezza rispetto ai problemi. Viviamo, anzi conviviamo, con una democrazia incompiuta che oramai ha escluso o marginalizzato i cittadini dal governo dei beni comuni: acqua, ambiente, scelte energetiche, scelte di investimento nelle infrastrutture. Qui trovate che cos'è Open Data Day Italia del 23 febbraio.
Perchè "open data" è così importante ? Troverete una spiegazione articolata ed approfondita nel wiki internazionale e nel wiki italiano. Qui vorrei solo riaffermare un principio da applicare sempre quando un gruppo di persone vuole risolvere un problema: il problema va descritto, compreso e dominato attraverso i dati. Qualcuno li chiama "fatti", altri dicono "numeri", altri ancora azzardano parole rischiose come "verità". Per chi si occupa di scienze cognitive e di materie come l'informatica la parola "dato" è chiara e soprattutto necessaria e prioritaria per qualunque elaborazione.
I cittadini NON dispongono di dati. Oggi i dati, quelli elementari (ossia non manipolati), sono "sequestrati" dai poteri che governano la cosa pubblica ed i beni comuni: organizzazioni grandi e piccole, pubblica amministrazione, partiti politici, organi istituzionali di Governo.
Liberare i dati e renderli disponibili a tutti sarà il prossimo passo decisivo per migliorare la nostra attuale democrazia, così prostrata e offesa in questi ultimi anni. Open data significa "trasparenza".
L'evento "open data" avverrà in tantissime città nel mondo. In Italia sarà Bologna ad ospitarlo.
Marc Goodman (quale altro nome potrebbe recitare meglio di lui il contrasto alla criminalità ? !) parla al TED, come persona che ha studiato "il crimine ed il terrorismo nel futuro" per cambiare oggi gli strumenti di contrasto e fare prevenzione. E per prevenire è necessario conoscere quanto stia facendo la criminalità per appropriarsi dei nuovi strumenti tecnologici (come le comunicazioni o la stampa 3D); sapevate che in Messico l'organizzazione di narcotrafficanti ha una propria rete di comunicazione digitale mobile criptografata ?
L'innovazione ha un nuovo spazio su cui sviluppare idee e prodotti: prevenzione e contrasto della criminalità organizzata.
Flavia Marzano mi segnala questo breve videoclip che racconta quanto sia importante per una buona governance del mondo la pubblicazione dei dati pubbliciin rete. Si genera trasparenza e si riduce la corruzione. E’ questa innovazione ? Certo che sì.
E’ così difficile farlo anche in Italia ? Tecnicamente è facilissimo. Diamo una spinta alla pubblica amministrazione ed alla politica perché ciò avvenga. Ecco una idea a costo zero o quasi per “Cresci Italia”. Che cosa ne pensate ?