La prima riforma è quella della mente: innoviamo il nostro sviluppo cognitivo!

Ho pubblicato l'articolo che segue in un blog intitolato "Nel futuro", curato da Gianni di Quattro. E' un web che vuole diffondere una cultura positiva per costruire il futuro. Se volete capire lo stile e l'anima del blog leggete il profilo di Gianni.

E’ meglio una testa ben fatta

 La mia formazione e la mia esperienza sono state tecnologiche e al tempo stesso umanistiche, queste ultime spesso vissute come illuminazioni e poi tradotte in azioni, in sperimentazioni.

Ne cito tre per poi approfondire l’ultima: Freud all’età di vent’anni, il Coaching negli ultimi anni ed oggi Edgar Morin e le sue “riforme”. Freud mi ha svelato il mondo della mente, il Coaching la possibilità di vivere le tre dimensioni umane del pensiero, del cuore e dell’istinto. E Morin?

Di Morin mi ha attratto la storia della sua vita, una somma di esperienze e di cambiamenti straordinari, che lo hanno condotto a “fare” ed a scrivere. E poi il fascino delle sue proposte per migliorare il mondo. La sua è una “testa ben fatta”; il significato di questa espressione è quello che lui stesso esprime nei suoi scritti affermando che una testa ben fatta è quella che è in grado di porre bene i problemi, di trattare (risolvere) i problemi, di dare un senso alle conoscenze che contiene, di connettere i saperi ….

Perché parlo di Morin? Che cosa mi spinge, vi chiederete.

La domanda che mi pongo sempre nel mio lavoro per le organizzazioni è molto semplice e ricorrente: che cosa posso fare bene e sempre meglio per migliorare la situazione di crisi che stiamo vivendo, nel senso di agire producendo effetti positivi nelle persone e nelle organizzazioni per cui lavoro.

Mi sono convinto da tempo, prima di incontrare Morin, che sia necessario agire non solo “su”, ma soprattutto “con”: con le persone, con i processi organizzativi. La domanda ripetitiva è sempre la stessa: c’è un riferimento concettuale, una visione, un metodo che mi possa aiutare per produrre un impatto positivo e per …non far danni ? !

Ce ne sono molti, come penserete in questo istante, e ce n’è uno, come vi dico adesso, che organizza e dà un senso; ed è la mappa delle riforme che Morin ha espresso in modo così esaustivo e chiaro nel suo libro “La via[1]. Estrarrò dal suo libro – enciclopedia una definizione, quella di cultura e civiltà; e una riforma, quella del pensiero.

Cultura e civiltà

La “Cultura” è costituita da credenze e valori di una comunità. E’ la somma delle convinzioni dei singoli, è comportamento di tutti i giorni, è individualità, è riconoscibilità di gruppi e di tendenze, è moda. E’ fenomeno osservabile. C’è qualcosa di più strutturato, di processi estraibili dal grande “melting pot” umano? Sì, e Morin lo chiama “civiltà” e ne considera i lati luminosi e i lati oscuri.

La “Civiltà” è il processo di trasmissione dei saperi, delle tecniche, delle scienze da una comunità ad un’altra, da una generazione a quella successiva.

I fattori di civiltà, che oggi consideriamo benefici, stanno mostrando l’altro lato della medaglia, gli effetti negativi. Citerò alcuni di questi “rovesci”:

  • la tecnica, che pone le energie naturali al servizio dell’uomo: ma…tende a fare della vita sociale un gigantesco macchinario umano…comunicazione anonima, muri di gomma, dispenser automatici;
  • lo sviluppo industriale, che produce beni a prezzi sempre in discesa: ma…crea degrado ambientale e quindi della qualità della vita;
  • la crescita, il mantra del PIL, che ha migliorato il potere d’acquisto di beni e servizi di vaste popolazioni: ma…l’acqua potabile viene venduta in bottiglie, la donatività e la solidarietà stanno scomparendo, l’aria pura oramai si compra dalle agenzie turistiche;
  • lo sviluppo urbano ha portato libertà e tempo libero: ma…parte della popolazione è segregata in ghetti, l’anonimato devasta le relazioni sociali, il commercio di prossimità sta scomparendo in molti Paesi; la congestione del traffico ci avvelena.

Che fare? Le proposte di Morin sono concentrate su due azioni, che sono anche nuove consapevolezze, per una riforma delle politiche di civiltà:

  • solidarietà: possiamo passare dal “me-io” al “noi” liberando energie individuali che abbiamo; possiamo facilitare la creazione di cooperative di solidarietà per aiutare i poveri (banchi alimentari, ad esempio); possiamo riumanizzare le città e rivitalizzare le campagne; e così facendo aumenta il senso di appartenenza alla comunità umana;
  • qualità della vita: una faccia è ben nota ed è quella ecologica; l’altra è nascosta ed è quella della convivialità, che si esprime nella comunicazione tra persone e tra gruppi e comunità attraverso l’empatia, la cordialità, la partecipazione a gioie e dolori,  la condivisione affettiva;  è anche una dimensione di vita estetica, le emozioni scatenate dalla bellezza della natura e delle opere d’arte dell’uomo;

Allora, da dove dovremmo partire per migliorare? Dal pensiero che è il capitale più prezioso per la persona e per la collettività.

La riforma del pensiero e dell’educazione

Le crisi umane sono state e saranno in primis crisi cognitive; quindi è la riforma del pensiero quella da cui partire per la riforma della civiltà.

Si parte cioè dal singolo individuo e dai processi educativi che lo dovrebbero accompagnare per tutta la vita, per poi allargare alla sua comunità ed al mondo intero.

La conoscenza e poi lo sviluppo delle abilità di fare si basano oggi su quattro approcci deboli:

  • il riduzionismo: si semplifica la complessità, si separa ciò che è legato
  • vero/falso: si ignorano le situazioni intermedie
  • comportamenti lineari dei sistemi: si ignorano le catene di “reazione”
  • bene/male: sempre opposti e chiari piuttosto che neutrali

La complessità va affrontata ed elaborata riconoscendo le parti, le connessioni, il locale ed il globale: un continuo viaggio di andata e ritorno dal singolo elemento al funzionamento dell’insieme, del sistema. Evviva la complessità che ci stimola a capire sempre meglio.

Che cosa fare per passare ad un nuovo “pensiero” che sappia affrontare e gestire la complessità?

Ci sono tre passaggi importanti:

  • riconoscere il passaggio dal “determinismo” , di oggi, che è semplificatore, all’indeterminismo di domani, aprendoci ai modelli quantistici, ad esempio, dove è la probabilità che guida;
  • riconoscere l’urgenza della “congiunzione” tra sistemi, elementi e conoscenze rispetto all’attuale tanto praticata “separazione” per potere esaminare i singoli componenti isolandoli dal contesto e mettendoli in un contesto artificiale. E’ meglio usare la visione dell’ “eco-sistema” piuttosto che la specializzazione scientifica;
  • riconoscere la potenza della “inclusione” che permette di considerare gli opposti, le contraddizioni apparenti, giungendo ad associarle, per capire, compiendo un atto creativo che ci fa innalzare il livello del pensiero.

Il pensiero “nuovo” ci permetterebbe di ristabilire forza e ruolo delle buone pratiche della responsabilità e solidarietà, di abbandonare il mantra del “ sempre di più” (sempre + PIL) per adottare, invece, il principio del “sempre meglio”. Questo principio permetterebbe la crescita e la “decrescita” contemporaneamente, perché lo si applicherebbe a campi diversi: es. far decrescere i prodotti di consumo inquinanti; far crescere i prodotti rispettosi dell’ambiente e della persona.

L’impatto sul processo educativo, il  “life long learning”, sarebbe enorme:

  • imparare a disimparare, per affrontare consapevolmente le nostre convinzioni e capire i bisogni sottesi;
  • imparare  a vedere i fili sottili che collegano i componenti di un sistema per affrontare la complessità con le metodologie e gli strumenti pertinenti al fine di vedere “l’arazzo” e non soli i fili; e per vedere gli antagonismi, per elaborarli ed includerli; per cogliere gli effetti controintuitivi e adattare gli obiettivi.

Conclusioni

Il nostro tempo sembra essere caratterizzato da un’urgenza, simile più alla sopravvivenza che allo sviluppo. I fattori demografici e ambientali rendono la navicella Terra un luogo così affollato e così fragile che spesso siamo confusi e non riusciamo a capire che cosa sia meglio fare per noi stessi, per la comunità umana e per l’ambiente, la “navicella”. Edgar Morin ci richiama con la parola “riforma” all’incessante movimento della storia umana: la ricerca e la scoperta, e sinora è successo, di nuove e intense consapevolezze e di nuove direzioni per le nostre azioni, ossia di nuovi significati.

Il pensiero di Morin è sintetizzabile con due parole, responsabilità e complessità, e con due proposte: avviare le riforme a partire dalla nostra mente, che dovrebbe integrare cultura umanistica e cultura tecnologica, per accedere ad un sapere nuovo, quello che ci permette di capire e trattare la complessità con strumenti nuovi: l’inclusione e la congiunzione. Insomma guardare al mondo come a un solo eco-sistema e non come a un insieme complicato di elementi separati. E in questo eco-sistema è ancora la mente della persona il primo motore del futuro, a cui dedicare le nostre attenzioni !

 

Agenda digitale italiana: “ri-partenza” ?

 

I fatti precedenti: il 17 dicembre 2012 veniva approvata la legge 221 sull'Agenda digitale italiana: qui trovate il testo.

La notizia: nominato dal Governo Letta, il 15 giugno 2013, Mr. Agenda digitale (Mr. Caio), un super saggio, che risponde al Primo Ministro per garantire attenzione e indirizzi governativi alla digitalizzazione dell'Italia e dare un unico riferimento al responsabile della "Agenda digitaleitaliana", Agostino Ragosa.  Qui potete guardare la presentazione di Letta al "decreto del fare", durante la quale NON viene fatto alcun cenno all'Agenda Digitale.

Un po' di diagnosi. Agenda digitale vuol dire fare "infrastrutture+applicazioni+istruzione", utilizzando tecnologie digitali, ma guidate da un progetto Paese/strategia Paese. Inoltre essendo il mondo digitale un abilitatore, non unico ma importante, della innovazione degli altri settori economici e della innovazione sociale, possiamo dire che il progetto Paese/strategia Paese, di cui dicevo prima, riguarda tutti i settori economici e NON SOLO l'ICT. Questa è una delle "trappole". Ad oggi non esiste alcun progetto Paese ed è sintomatico che i "rivoluzionari" e decisivi decreti approvati dal Governo Letta, ieri, siano stati comunicati col titolo "80 misure per ripartire"…non c'è alcun riferimento ad una idea guida, ad un tema centrale, ad un progetto, ad una strategia. Obiettivo? "ripartire", da dove e per andare dove è trascurabile per I nostri politici.

MANCA QUALUNQUE PROGETTO ITALIA/STRATEGIA E DETERMINAZIONE. Ce li daranno Caio e i tre "saggi" subito nominati da Caio stesso?

Il secondo punto che voglio dire riguarda proprio questa nomina e la nomina della nomina….

Nessuna donna, nessuna idea del metodo, nessun coinvolgimento esplicito delle persone, dei cittadini, del mondo digitale. Ossia nel metodo la NEGAZIONE del DNA del mondo digitale, ossia della PARTECIPAZIONE. 

Conclusione? I politici, che ancora comandano, affidano ad ALTRI, a singoli NOMI (magari dietro ci sono anche persone competenti ed etiche, ma non lo giurerei) indirizzi ed azioni strategiche che influenzeranno sul breve la ripresa o meno del Paese e sul lungo termine la sopravvivenza del Paese. Che cosa si poteva d'altronde pretendere dalle stesse persone che hanno condotto l'Italia negli ultimi 20 anni all'attuale degrado? L'ultima spiaggia è ancora una volta la cittadinanza, I soggetti sociali organizzati, ossia noi. Abbiamo le competenze per proporre, chissà se abbiamo la forza per imporre azioni utili. Coraggio, il prossimo passo tocca a noi cittadini.

 

Collaborare per innovare: nuovi format e nuove piattaforme

Gli Stati generali dell'Innovazione (SGI) hanno promosso una "Consulta" con la partecipazione dei parlamentari italiani eletti recentemente, il 21 maggio, a Roma.

I 10+1 punti della carta di intenti per l'innovazione sono stati presentati attraverso proposte di legge elaborate da SGI. 

Uno dei punti era intitolato "Open Innovation" (OI). Due erano i messaggi chiave:

1. La relazione che oggi conta, perchè è quella che produce innovazione subito, è tra il "Committente" che ha l'idea e vuole fare l'innovazione, e il "solutore" che ha la tecnologia necessaria allo specifico problema. Questa relazione integra, si aggiunge a quella ben nota tra "Università"/centri di R&S e Imprese, ove l'Università e la R&S sono considerate le uniche depositarie delle soluzioni. E' come percorrere una strada nelle due direzioni ! OI è come andare "dal problema alla soluzione"; la Ricerca/Università è come andare "dalla soluzione al problema."

2. Per trovare le soluzioni è necessario far incontrare la "domanda" (il problema) con "l'offerta" (la soluzione) e ciò oggi è abilitato dalle piattaforme di collaborazione digitali. Queste piattaforme assomigliamo molto a social network, più strutturati di quelli che primeggiano sul mercato, come Facebook. Non è sufficiente una piattaforma digitale, occorre anche una relazione, assistita e facilitata; occorre un "format", cioè una esperienza che crei fiducia, relazione, flusso di comunicazione.

Perchè la politica deve recitare la sua parte in questa rivoluzione copernicana ? Perchè è sul territorio che si creano le maggiori opportunità; e il territorio da cui si parte è la Regione.

Alla Regione spetta la responsabilità di creare le condizioni favorevoli all'innovazione, specie per le PMI; la piattaforma, anzi il "format" collaborativo dovrebbe essere lanciato e sostenuto dalla Regione.

Questa è la prossima sfida per sostenere la trasformazione del manifatturiero italiano, con la finalità della internazionalizzazione e della riconquista della competitività.

Conoscere per cambiare: partiamo dalla obesità

Per una persona che soffre per denutrizione ci sono due persone obese; 868 milioni di denutriti e oltre 1,5 miliardi di obesi.

Guida la classifica degli obesi l'USA (35 bambini sovrappeso o obesi su 100). Seguono: Italia (30) e UK (25).
Nel 1990 il primo fattore di rischio di mortalità era la denutrizione infantile; nel 2010 è l'ipertensione. Una persona obesa crea un costo sanitario maggiore del 25% di una persona normopeso.
Barilla ha creato un osservatorio e centro di ricerca specializzato sulla "nutrizione", il "Center for food and nutrition".
Perchè e che cosa fare sono spiegati nel videoclip.
Mi ha colpito molto il fatto che l'Italia, considerata la patria della dieta mediterranea (che non crea obesità), è al secondo posto mondiale per obesità ! 
Guardate questo sito web e scaricate questo documento

Innovare il sistema educativo: si può fare se…

Il videoclip mi è stato segnalato da Marina Mele, grazie. Il tema è la scuola, il sistema educativo. L'emergenza planetaria è l'obsolescenza dell'attuale modalità di insegnare e di imparare. La scuola pubblica è nata con l'Illuminismo ed è ancora oggi funzionale a due carriere, quella accademica e quella del lavoro nel sistema industriale ed economico. Che cosa si è perso, secondo l'autore del video clip, Ken Robinson? Si è perso il pensiero divergente e il significato profondo della collaborazione. E' necessario ripensare e ristrutturare, ovvero innovare il sistema educativo per favorire una espressione diversa dell'intelligenza umana, che all'inizio del nostro percorso di vita, cioè quando siamo bimbi è "divergente", ma poi viene compressa e indirizzata verso forme più anguste e determinate per essere funzionale al sistema economico. Una ricerca fatta su una popolazione di bambini e ripetuta in diverse età dimostra che il 98% dei bimbi ha un orientamento mentale iniziale verso la "divergenza" e che, col passare degli anni, all'interno della scuola, questa capacità viene ridotta  e spesso persa.

Il videoclip dà molte significative interpretazioni dello sviluppo (o "inviluppo" ?) del sistema educativo dal 1700 ad oggi. Il cambiamento auspicato del paradigma educativo si muove lungo due assi: pensiero divergente e collaborazione. Stimolante e suggestivo.

Innovazione sociale: le nuove parole che la fanno crescere

Ebbene sì, l'innovazione sociale ha generato nuove parole, e nuove parole hanno dato forza e corpo all'innovazione sociale. 

Il linguaggio è alla base della rivoluzione culturale individuale e  dei salti di qualità nella vita sociale.    

Carlo Infante, qui, ci rivela le sue analisi e le sue scoperte: le nuove parole. Ne ho scelte tre che mi appaiono come quelle che oggi stiano "muovendo" il mondo:

  • resilienza, ecosistema resiliente: è la capacità di ristrutturar se stessi (ossia agire sulle proprie convinzioni) e ristrutturare il sistema intorno a noi per affrontare la "transizione", il grande cambiamento. Un esempio è l'attuale fase storica delle economie mondiali che stanno riorientandosi verso un modello sostenibile, come frugalità, ri-uso, uso di energie rinnovabili: si può dire che c'è resilienza in un Paese se  cambiano le politiche industriali, le politiche sociali, se si fanno grandi investimenti per ristrutturare l'industria, se si investe nella Istruzione per orientare la società verso un modello sostenibile. Proprio quello che non sta avvenendo in Italia, da parte della classe politica mentre sta succedendo alla base, tra la gente, che sta adattandosi con modelli nuovi, a volte innovativi.
  • performing media, che tradotto diventa: avvicinare l’idea di azione alla comunicazione. Comunicare senza agire sta diventando poco interessante perchè oggi abbiamo l'esigenza urgentissima di produrre il cambiamento, specie nello spazio pubblico, in quello del "bene comune". 
  • intelligenza connettiva: è l’interscambio serrato, non solo d’informazioni ma di pratiche, tra molte persone che imparano l'un l'altra. Il mondo digitale è l'infrastruttura che facilità l'espressione di questa nuova forma di intelligenza che è "collettiva" perchè nasce in un gruppo. C'è quindi una innovazione di processo rilevante che  ri-disegnerà l’assetto della governance territoriale, riconoscendo alle  comunità dei residenti la propria autodeterminazione.