Un recente convegno sui nativi digitali e sulle frontiere dell’apprendimento ha acceso i riflettori sul “nuovo mondo” dell’istruzione mettendo in luce quanto ci sia ancora da fare per definire concept e strategia. L’aspetto cruciale è il coinvolgimento delle persone nel processo di apprendimento. Lo stato attuale dell’editoria scolastica sembra oggi essere, in Italia, molto tradizionale: libri stampati su carta e mezzi a audiovisivi di supporto. Sembra mancare un progetto strategico per indirizzare la Scuola, la “macchina” educativa , e quindi gli insegnanti, verso nuovi approcci e metodologie. La tecnologia è ancora vista come supporto tecnico in termini di “tablet”, di lavagne elettroniche e di una mitica classe “2.0”.
Carlo Infante dice in un suo post su questo tema:
” L’apprendimento è più importante dell’insegnamento, avrebbe detto John Dewey che già nei primi del Novecento aveva centrato la necessità di privilegiare le attitudini collaborative degli studenti piuttosto che la trasmissione strutturata di conoscenze. Il concetto di cooperative learning è in campo pedagogico da decenni ma trova difficilmente sviluppo. Oggi con il web è tutto più semplice, l’utilizzo delle reti in ambiente educativo può sollecitare quell’intelligenza connettiva che è insita nella natura umana, anche se l’impianto didattico tradizionalmente impostato sull’istruzionismo la inibisce. Dobbiamo prender atto che i “nativi digitali” vivono naturalmente in un mondo pervaso da sollecitazioni multimediali e non fanno altro che captare i segnali che li circondano, perché l’apprendimento è dappertutto. Non stanno cambiando i loro modi di apprendere. Sono così, ne sono pervasi. Siamo noi, quelli che si sono strutturati culturalmente dentro le cornici del pensiero lineare, che dobbiamo cambiare (e alla svelta) per non farli crescere da soli.
Il punto chiave è quello di riconfigurare gli assetti di trasmissione dei saperi in modo adeguato per intercettare queste nuove attitudini e fare in modo che si evolvano in competenze e conoscenza.
Per farlo c’è un altro concetto che ci viene in aiuto, è l’edutainment che rivela la chiave di volta di tutto il sistema educativo cooperativo.
Per apprendere bisogna “tirar fuori” (educare, dal latino educere, significa questo).
Ancor prima della didattica che struttura la trasmissione dei saperi e la formalizzazione delle competenze, deve esserci il coinvolgimento attivo dei ragazzi.
Mixare educational ed entertainment nella parola edutainment significa coniugare la dimensione ludica della partecipazione con quella educativa che comporta, prima di tutto, disponibilità ed elaborazione attiva.
Si deve porre molto più attenzione alla “porosità”cognitiva dei ragazzi. L’errore più grave è infatti è quando si crea nello studente quella soglia impermeabile per cui tutto scivola via. Si deve sempre trovare il modo perché ci si metta in gioco, studenti e docenti, possibilmente insieme. In questo senso le dinamiche connettive del web sono un’occasione fondamentale per liberare le migliori potenzialità della cooperazione educativa.